Come comportarsi dopo il protesto di un assegno, come presentare l’istanza e quali documenti devi allegare? Vediamo anche a chi rivolgersi e i costi da sostenere per inoltrare la procedura.
Breve guida alla riabilitazione dopo il protesto di un assegno
Se ti è capitato di avere un assegno che è stato protestato (o una cambiale oppure un vaglia cambiario) e hai proceduto al pagamento del debito dopo un anno dall’accaduto, allora hai bisogno della cosiddetta riabilitazione da parte del tribunale. Ora vediamo come ottenere questo tipo di provvedimento e i costi che comporta.
La prima cosa da sapere è che, anche se il ricorso va presentato al Presidente del Tribunale della città in cui hai la residenza, non è obbligatoria la presenza di un avvocato. Si tratta sostanzialmente di una semplice istanza che puoi presentare direttamente tu in qualità di interessato oppure puoi incaricare un terzo da te delegato (con apposita delega scritta e documento d’identità di entrambi). Una volta preparato il ricorso dovrai andare a presentarlo presso l’ufficio della volontaria giurisdizione del Tribunale competente.
Come preparare l’istanza di ricorso? Dovrai innanzitutto redigerla in forma scritta. È necessario inserire tutti i tuoi dati anagrafici (relativi quindi al protestato) e quelli identificativi del titolo di pagamento che ha subito il protesto (ad esempio nel caso di un assegno, dovrai riportare il numero, la banca, la data di emissione, il beneficiario, l’importo). Dovrai quindi procedere alla richiesta vera e propria di riabilitazione, dimostrando ovviamente di aver saldato il debito e di non aver subito altri protesti.
A tal proposito, dovrai procurarti necessariamente una visura protesti, in modo che tu possa dimostrare di non avere altri protesti a tuo carico. Inoltre, in fase di saldo del debito dovrai registrare la transazione in modo da poter dimostrare il pagamento nonché farti rilasciare quietanza liberatoria di pagamento dal tuo creditore (puoi procurarti un semplice modello standard di dichiarazione sostitutiva di atto notorio).
Ecco dunque tutti gli allegati alla richiesta di riabilitazione da protesto che dovrai fornire:
- visura della Camera di Commercio per dimostrare che non hai altri protesti
- titolo protestato in originale
- quietanza liberatoria, quindi una dichiarazione che attesti l’avvenuto pagamento del debito (dal creditore oppure anche dalla banca).
Di norma occorrono una ventina di giorni per arrivare ad ottenere l’esito della richiesta. Se il Presidente del Tribunale accorda la riabilitazione, ecco che emette un decreto e a questo punto la Camera di Commercio sarà tenuta a cancellare il tuo nominativo dal registro informatico nazionale dei protesti.
E se invece l’istanza viene rigettata? Allora ci sarà un provvedimento di diniego che può essere impugnato in Corte d’Appello entro dieci giorni.
La riabilitazione quindi verrà pubblicata sul Bollettino dei protesti e chiunque ne ha interesse può richiedere di visionarla. Ovviamente in qualità di interessato dovrai procurarti una copia autenticata e andare a depositarla presso l’Ufficio protesti della Camera di Commercio.
Con la riabilitazione il protesto viene cancellato ed è come se non fosse mai esistito.
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I costi previsti dalla legge e relativi alla tassazione degli atti giudiziari sono (ad oggi aprile 2016):
- Contributo Unificato di € 98,00
- Marca da bollo di € 27,00
- Diritti da € 34,62 per il rilascio urgente di copia autentica del provvedimento o da € 11,54 con rilascio dopo cinque giorni.
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