Ci possono essere diversi motivi per cui voler scoprire i debiti di una persona ma non esiste un metodo univoco per poterlo fare. La legge e la privacy tutelano i singoli individui ma attraverso alcune indagini è possibile comunque raccogliere alcune importanti informazioni e scoprire se la persona che è al centro dei nostri controlli ha dei creditori insoddisfatti che attendono di essere rimborsati.
Come scoprire i debiti di una persona: ecco le cose da fare
Si può cominciare il tour investigativo partendo dalla Camera di Commercio: allo sportello protesti c’è un registro con tutti i nominativi delle persone protestate, vale a dire che ad esempio non hanno pagato una cambiale oppure un assegno. La trascrizione avviene entro 10 giorni e quindi si tratta di dati aggiornati e attendibili. È possibile richiedere una visura protesti anche online, tramite un servizio a pagamento ma tempestivo e riservato.
La seconda tappa dell’indagine passa attraverso l’Ufficio del Territorio: qui è possibile richiedere una visura ipotecaria e una visura ipocatastale. Quali dati si trovano in questo tipo di visure (che tra l’altro è possibile reperire agevolmente anche online)? Su questi documenti vengono indicati gli eventuali immobili di proprietà del soggetto indagato e soprattutto se questi ultimi sono ipotecati, se sono stati pignorati oppure ci sono in corso cause di contestazione della proprietà. Attenzione ad un piccolo dettaglio però: un immobile può essere gravato da ipoteca, ma questo non vuol dire automaticamente che il proprietario sia moroso. Ad esempio nel caso del mutuo bancario, l’istituto bancario mette per legge l’ipoteca sulla casa, per tutelarsi eventualmente nei confronti di altri creditori e avere la priorità, ma questo non significa che il rimborso mensile non sia regolare e puntuale.
Il passaggio successivo riguarda il tribunale: qui sarà possibile reperire tutte le informazioni relative alle procedure fallimentari eventualmente a carico della persona di cui si cerca di scoprire i debiti. In questo caso deve trattarsi di un imprenditore a capo di un’azienda di dimensioni medio-grandi. Il piccolo commerciante, la piccola ditta individuale o l’artigiano non possono “fallire” nel senso giuridico del termine: nell’eventualità chiudono l’attività. L’attendibilità del registro fallimenti, dal punto di vista della mera indagine che si sta esaminando, non è molto attendibile. In primo luogo per la tempistica necessaria: a volte per dichiarare “il fallimento” passano mesi. In secondo luogo perché nel registro si trovano solo le sentenze di dichiarato fallimento e non quelle in corso o rigettate (e tra l’altro il rigetto può avvenire ad esempio per un vizio formale o un intoppo di vario genere e non perché in realtà non esiste il debito vero e proprio!).
Attraverso il tribunale si risale anche ad eventuali pignoramenti mobiliari o presso terzi, come ad esempio quello dello stipendio, della pensione o del conto corrente.
Infine ci sono le visure al Crif o alla Centrale Rischi, anche se in questo caso la privacy tutela il singolo e solo determinate società di due intelligence (tra l’altro con servizi a pagamento molto costosi) possono risalire a screening di procedimenti amministrativi e penali in grado di scoprire l’eventuale presenza di debiti di una persona.
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